È guerra alle slot da bar. Il veemente attacco è stato lanciato, appena qualche settimana fa, dal presidente della Federgioco Marco Cambiaso, il quale ha espressamente inoltrato alle istituzioni competenti la richiesta di un tavolo ad hoc per avviare il dibattito imperniato sull’ormai evidente crisi delle sale da gioco nostrane. I principali 4 casinò italiani, infatti, vivono un momento difficilissimo. Parliamo di Sanremo, Venezia, Campione d’Italia e Saint Vincent.
Siamo arrivati, praticamente, ad un momento di rottura profonda ed i toni della protesta si sono inaspriti in modo effervescente.
La concorrenza delle slot da bar è diventata, secondo l’accusa, insostenibile per le sale da gioco che sono passate, in un solo lustro, dal ricavare oltre 500 milioni di euro ai magri, si fa per dire, 330 milioni. La fetta di mercato interessata alle macchinette, infatti, è stata progressivamente ed inesorabilmente erosa da tutti i bar che ospitandole sottraggono tantissime persone dal braccio inviperito dei casinò. Il massimo esponente di Federgioco, inoltre, ha rincarato la dose parlando del fenomeno ludopatia, diffusissimo tra i giocatori, in particolar modo se giovani.
Sarebbero proprio le slot da bar, dunque, a provocare dipendenza patologica. L’elemento discriminante, prosegue Cambiaso, è che nei casinò il livello di controllo dei players è più elevato che nei bar dove, al contrario, nessuno è sorvegliato. Spesso, infatti, nelle case da gioco i familiari di un player compulsivo domandano di vietargli il gioco, venendo soddisfatti.
La richiesta, ad ogni modo, non è quella di bloccare il servizio delle macchinette ma, più semplicemente, di promuovere leggi e provvedimenti volti a disciplinarne la diffusione sul territorio nazionale. Tutti gli appassionati, dunque, possono star tranquilli perché le slot da bar non sono in pericolo di estinzione.